di Roberta Castellarin e Paola Valentini

 

Greg Mattiko con il fondo JP Morgan emerging market small cap ha guadagnato negli ultimi tre anni il 167%. I suoi colleghi Michael Barakos, Chris Llewelyn e Nicholas Horse con il fondo sulle borse europee JP Morgan 130/30 hanno messo a segno un +73,5%. Ivan Nyssen con Contrarian equites at work ha ottenuto una performance positiva annualizzata del 23,9%, e circa del 90% cumulata.

Sono questi gli uomini che hanno sbaragliato mercato e concorrenti, portando a casa risultati positivi in barba alla crisi dei debiti pubblici e al flop delle borse nel 2011. E che ovviamente stanno cavalcando il rally del primo mese del 2012. Per ciascuna delle sette strategie di investimento chiave, quelle riportate nella tabella a fianco, Morningstar ha individuato i fondi fuoriclasse degli ultimi tre anni distribuiti in Italia. Ecco i nomi dei super gestori a portata del risparmiatore italiano e le loro prossime mosse in materia d’investimenti.

L’indice Msci Italy negli ultimi tre anni ha perso circa l’1% all’anno. Eppure Gilles Guibout, gestore del fondo Axa Framlington Italy, è riuscito a guadagnare il 7,34%. Guibout, che da inizio anno ha ottenuto una performance del 12%, crede che Piazza Affari darà ancora buone opportunità: «Le prospettive della Borsa Italiana per il 2012 sono abbastanza positive, per due motivi principali.

Un’attenuazione della crisi dell’Eurozona si rifletterebbe sulla struttura dei tassi d’interesse, con conseguente diminuzione del premio al rischio sul mercato italiano. Questo dovrebbe consentire a settori sensibili al costo del denaro, come banche e le utilities, di apprezzarsi», sostiene Guibout, che aggiunge: «In Italia sono molte le società esposte ai mercati esteri. Il loro sul listino è limitato, ma il numero dei titoli è elevato. Queste aziende orientate all’export possono trarre vantaggio dal miglioramento della situazione sia nei mercati emergenti che negli Stati Uniti, consentendo quindi buoni rendimenti». Tra i titoli su cui punta oggi il fondo Axa Framlington Italy ci sono Piaggio, Fiat Industrial, Prismian, Saes Getters, Saipem, Tenaris e Pirelli, «Siamo fuori dai titoli più domestici che possono soffrire da un aumento delle tasse e dalla pressione sui consumi.

Sui finanziari puntiamo su aziende che non hanno problemi di bilancio: in particolare società di gestione del risparmio che fanno leva sul rialzo dei mercati azionari, come Banca Generali». Tra i guru a Milano c’è anche Alberto Chiandetti, gestore di Fidelity Italy Fund, che ha reso il 6% annualizzato: «In attesa che ci sia più chiarezza sulle politiche che verranno adottate nell’Unione europea per fronteggiare la crisi è posizionato in maniera difensiva, dando maggiore peso in portafoglio a società che contano su driver propri di crescita, quali la conquista di quote di mercato, l’incremento della capacità produttiva e gli investimenti in nuove aree geografiche come Saipem, Amplifon e Autogrill». Inoltre, il fondo dà molto peso anche a titoli di imprese globali sensibili al ciclo, che hanno già scontato il rallentamento globale, tra cui Fiat Industrial, Fiat Auto attraverso Exor, Prysmian eStMicroelectronics. «Per contro ho ridotto l’esposizione alle banche e alle utility, il cui andamento dipende dalla domanda interna», conclude Chiandetti.

Nei mercati europei hanno sbaragliato tutti Michael Barakos, Chris Lleewelyn e Nicholas Horse con il fondo JP Morgan 130/30 che ha reso il 20% annuo. Sui titoli il comparto può prendere posizioni sia lunghe che allo scoperto, e ha quindi più facilità a guadagnare anche in momenti negativi di mercato.

 

A Wall Street svetta Steve Kornfeld, co-gestore del fondo Franklin U.S. focus fund, assieme a Brent Loder e Brett Crawford, che ha guadagnato il 22% all’anno negli ultimi tre anni, pari a oltre il 84% cumulato. «Nel 2011 sono state molte le sfide da affrontare per chi investe nei mercati finanziari a causa dell’elevata volatilità e delle incertezze economiche quali la crisi del debito sovrano in Europa, le spinte inflazionistiche nei mercati emergenti e la crisi dei conti pubblici negli Stati Uniti. Nonostante queste difficoltà, l’economia statunitense ha mostrato dei progressi. La crescita del prodotto interno lordo è stata superiore alle attese, e nel complesso i profitti societari sono aumentati. Inoltre le scorte sono ora a livelli molto bassi, il che non può che stimolare l’attività manifatturiera. Di conseguenza anche i dati sull’occupazione sono più interessanti», sostiene Kornfeld, che si aspetta un leggero progresso nel 2012 dei listini azionari statunitensi. Tra i primi della classe nell’equity spicca un nome poco noto: Capital At Work, una società di gestione lussemburghese che opera secondo un approccio contrarian. È un metodo che ha consentito al gruppo di piazzare due fondi tra i top performer a tre anni negli azionari. A Wall street il fondo American equities ha messo a segno un +20,9% annualizzato e si è piazzato secondo. Nella categoria Azionari Internazionali, Capital at work sia aggiudica la prima posizione con il fondo Contrarian equities gestito da Ivan Nyssen, che ha guadagnato il 23,9% su base annua. Spiega Nyssen: «Già a fine 2007 avevamo capito che per qualche anno l’economia mondiale avrebbe dovuto vivere un doloroso periodo di riduzione dell’indebitamento, e ancora oggi continuiamo a evitare società molto indebitate e il cui business dipende strettamente dall’andamento dell’economia. Ecco perché oggi abbiamo una esposizione minima a banche e assicurazioni. Nel secondo semestre del 2011, grazie ai bassi prezzi delle azioni e delle commodity, i tassi di interesse ai minimi, e nonostante i problemi legati ai bilanci pubblici e alla revisione al ribasso degli utili, le borse sono diventate di nuovo interessanti». Tra i titoli comprati di recente da Nyssen spiccano Lvmh e Sotheby’s. Mentre nei Paesi emergenti il campione è Greg Mattiko, che con il fondo JP Morgan Emerging Markets Small Cap ha guadagnato il 133% negli ultimi tre anni. Le ultime mosse di Mattiko: «Il portafoglio ha beneficiato degli investimenti su Cina e Corea e delle posizioni sui titoli di Taiwan e Sudafrica, ma ha risentito delle iniziative su Brasile e Turchia. Il maggior peso dato alla Cina e la posizione fuori indice in Kazakistan hanno dato impulso ai risultati, così come ha pagato la decisione di ridurre il peso dell’India». La crisi dei debiti sovrani non ha compromesso i risultati di Cosimo Marasciulo e Tanguy Le Saout, gestori del fondo Pioneer Funds Euro Bond, che hanno guadagnato il 4,4% all’anno. «Per quanto riguarda i titoli di Stato europei, i titoli tedeschi sono a nostra avviso poco attraenti, dato che i rendimenti reali, al netto dell’inflazione, risultano negativi», dichiarano i due money manager. Che invece credono nei Btp. «Con riferimento, invece, ai Paesi periferici della zona euro, lo sforzo fatto dalla Bce nel fornire liquidità al sistema finanziario, il maggior coordinamento tra i governi per una soluzione positiva della crisi e gli sforzi di consolidamento dei conti pubblici portati avanti dai singoli Paesi membri dell’Eurozona potrebbero determinare un recupero di fiducia degli investitori, generando opportunità di investimento per i rispettivi titoli di Stato. Tra questi, i titoli italiani sono quelli che secondo noi offrono il miglior rapporto rischio/rendimento data la situazione di deficit sotto controllo, basso indebitamento delle famiglie e consistente ricchezza finanziaria netta delle famiglie», sostengono i money manager di Pioneer.

Nei corporate bond conquista la classifica Klaus Blaabjerg con il fondo Sparinvest investment grade value bond che ha messo a segno un +18% all’anno, ossia un 64,6% cumulato. «La selezione obbligazionaria si basa sui principi fondamentali teorici con un’attenzione particolare al rischio di insolvenza piuttosto che al possibile rendimento», sottolinea Blaabjerg.

 

Se i primi della classe sono quasi tutti gestori esteri, tra i fondi che in quest’ultimo triennio hanno perso la partita con il mercato spiccano diversi nomi italiani. Nella tabella in pagina sono evidenziati i fondi peggiori per rendimento annualizzato a tre anni. Discorso diverso se dai fondi tradizionali si passa ai comparti che utilizzano tecniche tipiche degli hedge fund, dove spicca il risultato di Anthilia Grey, gestito da Massimiliano Orioli di Anthilia sgr che a tre anni è primo per rendimento nella categoria dei fondi della categoria «managed futures». Orioli sfoggia un rendimento totale superiora al 7%, contro una perdita media della categoria del 3,5%, secondo i dati Citywire a fine 2011. (riproduzione riservata)